Life Cycle Assessment come strumento per una transizione ecologica

Life Cycle Assessment

In qualsiasi tipo di attività l’impatto zero non esiste: infatti ogni attività necessita di risorse, materie prime ed energia per fornire un servizio o produrre un bene. Nello stesso tempo, in seguito alla trasformazione di queste risorse ed energia, genererà delle emissioni e degli scarti.

La logica End of Pipe o di Fine Ciclo deve la sue definizione al fatto che si interviene sul trattamento dell’inquinamento solo dopo che esso è stato prodotto. Per esempio un’azienda che utilizza solventi può installare delle cappe che filtrano i fumi emessi per non inquinare: in questo caso non si ci chiede se esistono solventi meno inquinanti, ma si mette solo una toppa alla fine del problema.

Ma è davvero questo il modo corretto di operare? E siamo proprio sicuri che sia il più efficiente?

Che cos’è la Life Cycle Assessment?

La Life Cycle Assessment (LCA) è una metodologia analitica e sistematica che valuta l’impatto ambientale di un prodotto o di un servizio lungo il suo intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al fine vita (“dalla culla alla tomba” – “from cradle to grave”) oppure, in una più corretta logica di economia circolare, “dalla culla alla culla“.

Ogni prodotto ha una “vita”: inizia con la progettazione e lo sviluppo del prodotto, seguita dall’approvvigionamento delle risorse e materie prime indispensabili per la sua produzione, dal processo di produzione stesso, e termina con il suo utilizzo da parte del consumatore finale e dalle attività di fine vita (raccolta e smistamento, smaltimento dei rifiuti, riutilizzo o riciclaggio).

Un ciclo di vita quindi comprende tutte queste fasi. La LCA è un quadro metodologico per stimare e valutare gli impatti ambientali attribuibili al ciclo di vita di un prodotto, come i cambiamenti climatici, la riduzione dell’ozono stratosferico, la creazione di smog, l’eutrofizzazione e l’acidificazione, lo stress tossicologico sulla salute umana e sugli ecosistemi, l’esaurimento delle risorse rinnovabili e non rinnovabili.

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A cosa serve la Life Cycle Assessment?

La LCA si costituisce come un indicatore e strumento di supporto alle decisioni in grado di valutare la sostenibilità dei prodotti e delle filiere, dal momento che aiuta a comprendere le performance ambientali di ogni ciclo produttivo in forma oggettiva e tecnicamente argomentata.

Quando si conduce una LCA, la fase di progettazione e sviluppo è solitamente esclusa, poiché spesso si presume che non contribuisca in modo significativo. Tuttavia, la progettazione di un prodotto predetermina fortemente il suo comportamento nelle fasi successive e pertanto anche gli impatti ambientali derivanti. Anche i cambiamenti indiretti in altri sistemi (o fasi di altri prodotti) possono essere presi in considerazione.

L’interesse per la LCA è cresciuto rapidamente a partire dagli anni ’90. In quegli anni si nutrivano grandi aspettative sulla LCA, ma i suoi risultati erano spesso criticati. Da allora si è verificato un forte sviluppo e armonizzazione che ha portato all’elaborazione di un suo standard internazionale (ISO della serie 14040). Questo ha aumentato l’affidabilità e la robustezza metodologica della LCA.

Uno studio LCA deve quindi essere coerente con le norme ISO, inoltre deve esprimere in modo chiaro:

  1. Obiettivi della ricerca;
  2. Metodo utilizzato, indicatori e categorie di impatto considerate;
  3. Descrizione del sistema di riferimento;
  4. Descrizione dell’unità funzionale considerata e delle metodologie di rilievo dei dati;
  5. Risultati ottenuti e commento critico.

Gli scopi ultimi sono quelli di poter operare una successiva gestione degli impatti che sono stati calcolati tramite una loro riduzione o compensazione e di poter scegliere le modalità produttive e i materiali caratterizzati da una minore impronta ambientale: in questa logica le tecniche di LCA sono anche la base per l’Eco-progettazione (Ecodesign). Inoltre potenzialmente può essere utilizzata anche come metodologia decisionale per l’elaborazione di politiche pubbliche maggiormente improntate alla sostenibilità ambientale.

I due metodi Life Cycle Assessment

Esistono due differenti approcci di LCA:
Attibutional LCA (A-LCA);
Consequential LCA (C-LCA).

Lo scopo della A-LCA è quello di identificare quali problemi ambientali possono essere attribuiti a un certo prodotto. La A-LCA considera quindi tutti gli input e output (uso di materiali e di energia, emissioni di inquinanti) connessi direttamente al ciclo di vita del prodotto considerato, senza pero includere alcun processo esterno allo stesso ciclo di vita. Pertanto il limite della A-LCA è che è basata sull’assunzione che il prodotto considerato operi in un sistema isolato.

Invece l’approccio C-LCA mira a descrivere come i flussi rilevanti per l’ambiente, da e verso il sistema analizzato, cambiano in risposta a possibili variazioni del ciclo di vita. La C-LCA quindi include tutti quei processi che sono interessati da questa variazione, indipendentemente che siano processi interni o esterni al ciclo di vita del prodotto considerato.
LA C-LCA può essere meglio applicato in un contesto di supporto delle decisioni, mentre la A-LCA è puramente descrittivo e, in linea di massima, non fornisce un livello di dettaglio sufficiente per supportare decisione nell’implementazione di strategie sostenibili.

Quindi l’approccio LCA più appropriato da utilizzare dipenderà dallo scopo dell’LCA.

Le fasi di lavoro della Life Cycle Assessment

La rilevanza e l’innovazione della metodologia LCA risiede principalmente nel riuscire a valutare tutte le fasi di un processo produttivo come correlate e dipendenti.

In base alle norme ISO della serie 14040, uno studio di Life Cycle Assessment viene strutturato nelle seguenti fasi di lavoro:

  • definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione dell’analisi (normato dalla ISO 14041);
  • compilazione di un inventario degli input e degli output di un determinato sistema (normato dalla ISO 14041);
  • valutazione del potenziale impatto ambientale correlato a tali input ed output (normato dalla ISO 14042);
  • interpretazione dei risultati (normato dalla ISO 14043).

Definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione

Secondo lo Standard ISO “nella definizione dell’obiettivo si deve dichiarare in modo inequivocabile l’applicazione prevista, il motivo per cui lo studio viene condotto, il pubblico e le parti interessate previste”. Quindi, in funzione dell’obiettivo dello studio, in questa fase vengono definiti:

  • i confini del sistema (spaziali e temporali): attenzione che non è sempre detto che gli inquinanti che si produco in un determinato luogo abbiano un effetto solo lì e solo in quel preciso momento;
  • l’unità funzionale rispetto alla quale rapportare i risultati e tutti i calcoli per poter fare dei confronti. Una LCA funziona meglio quando di usano unità funzionali fatta da risorse naturali: per esempio potrei decidere anche che l’unità funzionale sia un euro di ricavo, ma in questo caso influiranno poi anche le oscillazioni del mercato che non sono prevedibili e pertanto andrebbero a falsare i risultati dell’LCA;
  • le categorie di impatto ambientale considerate, come i cambiamenti climatici, il consumo idrico, il consumo di risorse, l’eutrofizzazione dei corpi idrici, ecc.

Le scelte fatte durante questa modellazione del sistema, specialmente per quanto riguarda i confini del sistema e quali processi includere in questi confini, sono spesso decisive per il risultato di uno studio LCA.

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Compilazione di un inventario degli input e degli output

E’ la fase più delicata e che richiede più tempo. Inoltre dipende molto dai confini dati al sistema. Il risultato dell’inventario è una compilazione degli input (risorse) e degli output (emissioni) del prodotto durante il suo ciclo di vita in relazione all’unità funzionale.

L’inventario viene fatto grazie a:
1. costruzione di un diagramma di flusso completo secondo i confini del sistema definiti nella prima fare;
2. raccolta di dati e documentazione per tutti i processi (ingressi e uscite);
3. costruzione del modello di flusso, solitamente statico e lineare.

I cicli di vita dei prodotti di solito contengono alcuni tipi di processi comuni a quasi tutti i sistemi, come la fornitura di energia, il trasporto e la distribuzione del prodotto, lo smaltimento dei rifiuti. Pertanto, risultano molto utili i database che forniscono dati di libero accesso sui processi più frequenti.

Sono in corso diverse attività di sviluppo di database a livello nazionale in Giappone, USA, Canada, Germania, Italia, Svizzera e Svezia, nonché alcuni progetti di coordinamento internazionale. Anche molti settori industriali stanno rispondendo proattivamente alle richieste di dati pubblici da utilizzare nelle LCA.

Inoltre è opportuno utilizzare un software dedicato per la compilazione dell’inventario. Quasi tutti i software dotati di un database di default. Esistono software specializzati fatti per soddisfare le esigenze di settori specifici, come l’industria meccanica, elettrica o delle costruzioni, e software più generici.

Un esempio è OpenLCA, un software professionale con molti database disponibili creato da GreenDelta nel 2006. Si tratta di un software open source e il suo codice sorgente è liberamente disponibile, rendendolo così completamente trasparente.

Valutazione del potenziale impatto ambientale

Questa fase è chiamata Life Cycle Impact Assessment (LCIA). Gli input e gli output del sistema produttivo individuati nella fase precedente vengono convertiti in potenziali impatti ambientali applicando ai dati di inventario i relativi fattori di caratterizzazione per le diverse categorie d’impatto considerate. Anche per questa fase solitamente è necessario utilizzare un software.

La LCIA consiste in una prima selezione delle categorie d’impatto d’interesse. Ci sono tre grandi gruppi di categorie di impatto che dovrebbero essere presi in considerazione quando si definisce l’ambito di uno studio LCA:

  • uso delle risorse;
  • conseguenze sulla salute umana;
  • conseguenze ecologiche.

Quindi si procede ad assegnare i dati dell’inventario alle categorie d’impatto scelte e a calcolare gli indicatori delle categorie d’impatto usando dei fattori di caratterizzazione.

I dati dell’inventario delle emissioni sono riportati in termini di massa rilasciata nell’ambiente, per esempio come 1 kg per unità funzionale. I fattori di caratterizzazione esprimono quindi linearmente il contributo a una categoria di impatto di una massa unitaria (1 kg) di un’emissione nell’ambiente. Possono esistere molte combinazioni di variabili, a seconda della metodologia adottata e della categoria di impatto di interesse.

Un inventario del ciclo di vita può riguardare un numero molto grande di siti, luoghi e periodi di tempo. Alcuni aspetti che potrebbero essere presi in considerazione sono:

  • il luogo e il tempo di generazione dei rifiuti, delle emissioni e del consumo di risorse (località urbana vs. rurale, zona artica vs. tropicale, ecc.);
  • le modalità di emissione nell’ambiente (da una ciminiera ad una certa altezza contro una dispersione a basso livello nell’aria, nelle acque superficiali, nelle acque marine, ecc.);
  • la sensibilità dei diversi ambienti riceventi in termini di tempo e spazio.

Identificare gli attributi significativi e specificare le situazioni in cui tali attributi devono essere presi in considerazione è di grande importanza quando si raccolgono, o si raffinano, i dati dell’inventario del ciclo di vita.

In certi casi, i fattori provenienti da approcci di modellazione semplicistici possono avere un’incertezza più bassa rispetto a quelli provenienti da modelli più complessi. Tali modelli semplicistici infatti sono basati su un piccolo numero di parametri di input che sono più facilmente disponibili, anche se possono riflettere solo una piccola parte della complessità di un sistema.

I fattori di caratterizzazione dei modelli complessi dovrebbero essere più accurati di quelli degli approcci semplicistici, anche se un modello di maggiore complessità, come uno che permette una maggiore risoluzione spazio-temporale, può comportare ipotesi più esplicite e necessitare di dati più numerosi. L’incertezza dei parametri può quindi essere più alta, anche se questo dipende in pratica da quali parametri dominano i risultati. Tuttavia, i risultati dei modelli complessi potrebbero dimostrare di avere un’incertezza complessiva più bassa se condotti in maniera accurata e questo influisce soprattutto nel caso in cui vengono usati per prendere delle decisioni strategiche.

Le norme di riferimento contemplano anche una successiva elaborazione (facoltativa) dei risultati ottenuti, mediante le operazioni di:

  1. normalizzazione: i valori di ogni categoria vengono espressi in funzione di un valore di riferimento. Questo passo diventa importante quando all’interno di una categoria di impatto ci sono pochi dati che hanno quindi un peso eccessivo. Lo scopo della normalizzazione è quello di riproporzionare i risultati ottenuti per avere dimensioni comuni e uguali. I risultati della normalizzazione possono fornire un input per il raggruppamento o la ponderazione, come descritto nelle prossime sottosezioni, o possono aiutare direttamente a giudicare l’importanza relativa delle diverse categorie di impatto all’interno di uno studio LCA;
  2. raggruppamento: è un processo che comporta l’ordinamento e/o la classificazione dei risultati tra le categorie d’impatto. Ne risulta una classifica che può aiutare a trarre conclusioni sull’importanza relativa delle diverse categorie d’impatto;
  3. ponderazione: si convertono e aggregano degli indicatori applicando dei fattori di pesatura, ovvero dei fattori numerici basati su scelte di valore per facilitare il confronto tra gli indicatori delle categorie di impatto (o tra i risultati normalizzati). La ponderazione rimane un elemento controverso dell’LCA principalmente perché coinvolge scelte di valore sociale, politico ed etico. Tuttavia, tutti i metodi di ponderazione includono anche aspetti scientifici.
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Interpretazione dei risultati

La fase di interpretazione dei risultati permette di derivare conclusioni e raccomandazioni robuste, sulle quali, ad esempio, basare una strategia comunicativa. I principali elementi dell’interpretazione dei risultati sono:

  • identificazione degli hot-spot: vengono individuati i materiali o processi che contribuiscono maggiormente agli impatti complessivi;
  • valutazioni sulla completezza del modello per assicurarsi che tutte le informazioni e i dati rilevanti siano completi e coerenti con l’obiettivo, e che i risultati finali siano attendibili;
  • definizione delle conclusioni dello studio, anche alla luce delle limitazioni presenti.

Una corretta interpretazione dei risultati merita molta attenzione e dovrebbe attingere informazioni non solo alle scienze naturali, ma anche dalle scienze sociali e dall’economia.

L’Associazione Rete Italiana LCA è l’organizzazione di riferimento in Italia per gli operatori del settore e favorisce sia la diffusione della metodologia a livello nazionale, sia lo scambio di esperienze applicative.

Tipi di indicatori

Si riportano di seguito alcuni esempi di indicatori che possono essere utilizzati in una LCA:

  • Footprint Family: consiste in un gruppo di tre diversi indicatori basati sul concetto di impronta. L’Ecological Footprint ha il limite di essere applicabile solo a prodotti fatti con risorse rinnovabili. Per calcolarla si utilizzano dei fattori di conversione e si usa la terra come unità di misura. Lo scopo è calcolare quanta terra è necessaria affinché il sistema si mantenga in equilibrio. La Carbon Footprint fa la stessa cosa ma si basa invece sui gas ad effetto serra, mentre la Water Footprint si basa sulla quantità di acqua utilizzata. L’Ecologiac footprint non è standardizzata, mentre la Carbon e la Water Footprint lo sono;
  • Material Flow Analysis (MFA): è un indicatore standardizzato nel 2001 e si basa sull’analisi di sistemi composti da un flusso in ingresso composto dagli approvvigionamenti di risorse, un flusso in uscita composta dagli output di processo, uno stock che rimane nel processo, dei bilanciamenti di aria e acqua;
  • Disability-adjusted Life Year (DALY, ovvero Attesa di Vita Corretta per Disabilità): è una misura della gravità globale di una malattia, espressa come il numero di anni persi a causa della malattia, della disabilità o per morte prematura. E’ un indicatore che prende in considerazione anche gli aspetti sociali.

Life Cycle Assesment semplificato

Per diverse applicazioni, tuttavia, il tempo e i costi per uno studio LCA dettagliato sono giudicati non corrispondenti ai possibili benefici derivanti dai risultati. Questa limitazione è particolarmente marcata nei contesti in cui è richiesta una decisione rapida. Pertanto, al fine di fornire un supporto decisionale affidabile in un periodo di tempo relativamente breve, per molte applicazioni possono essere impiegati LCA semplificati (Streamlined LCA).

Ci sono diverse strategie per la semplificazione dell’analisi dell’inventario a seconda dello scopo dello studio, delle decisioni da sostenere, del livello di dettaglio richiesto (informazioni su singoli processi tecnologici o su entità aggregate), del livello accettabile di incertezza e delle risorse disponibili.

Le principali tecniche per la semplificazione dell’LCIA prevedono l’applicazione di diversi cut-off (cioè escludono deliberatamente alcuni processi del sistema dall’analisi dell’inventario).

I cut-off verticali, cioè in cui i dati vengono raccolti per tutte le fasi e le categorie di impatto rilevanti ma in modo meno dettagliato, sono generalmente preferibili ai cut-off orizzontali, cioè in cui vengono eliminati interamente dei processi in qualsiasi fase.

Dato che lo sviluppo della semplificazione nell’LCA è ancora agli inizi, al momento non si raccomandano metodi generali.

Dopo che una o più procedure di semplificazione sono state selezionate ed eseguite, è consigliabile operare un controllo di affidabilità.

Infine, va sottolineato che la procedura non è un metodo lineare passo dopo passo, ma le diverse fasi interagiscono e i risultati di una fase potrebbero portare alla revisione di un’altra.

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Life Cycle Thinking (LCT)

La valutazione della sostenibilità di prodotti o servizi è normalmente vista come comprendente impatti in tre dimensioni: sociale, ambientale ed economica. Sarebbe utile considerare tutte e tre questi aspetti in un’analisi del ciclo di vita, per evitare di spostare solo il problema da un ambito all’altro.

Quindi, ispirandosi alla LCA ambientale, si è iniziato a lavorare allo sviluppo di metodi anche per la Social-LCA (S-LCA).

Le caratteristiche della S-LCA sono che è più soggettiva, nelle analisi devono essere inserite rappresentanze di tutte le diverse parti interessate e incide maggiormente il contesto territoriale cui ci si riferisce. Le specifiche parti interessate che devono essere considerate in un S-LCA (lavoratori, comunità locali, società, consumatori) dipendono dallo scopo dello studio. Anche la S-LCA è normata dalla ISO 14040.

E’ stata sviluppata anche la Life Cycle Costing (LCC), un approccio economico che riassume i costi totali che un prodotto, processo o attività sconta durante la sua vita. In linea di principio la LCC non è associata ai costi ambientali, ma ai costi in generale e viene usata per scegliere l’alternativa migliore tra diverse opzioni di investimento.

Ultimamente sono stati fatti molti sforzi per combinare due o più tipologie di LCA diverse con lo scopo di estendere il focus dell’analisi.

Questi metodi rappresentano gli strumenti fondamentali per l’attuazione di una Politica Ambientale Integrata dei Prodotti, nonché i principali strumenti operativi del Life Cycle Thinking.

Limiti dell’approccio Life Cycle Assessment

Esistono molti limiti per questa metodologia, rendendola così soggetta a diverse critiche e dubbi sulla sua affidabilità. I principali limiti riguardano:

  • i dati spesso obsoleti e generici: le banche dati sono state compilate per lo più da paesi industrializzati e quindi non è detto che possano essere estese alla totalità delle situazioni, inoltre le diverse banche dati non collegate tra di loro;
  • incoerenze metodologiche e dibattiti: è ancora molto difficile interpretare correttamente i risultati; se si è nelle prime fasi di sviluppo della tecnologia, normalmente non si sa come sia il sistema e non si hanno dati e non sempre è così semplice stabilire qual è l’unità funzionale (per esempio, nel caso di un giocattolo);
  • questioni tecniche e pratiche: lo svantaggio principale delle LCA è la loro complessità e lo sforzo richiesto, tanto che normalmente le possono essere eseguite solo da esperti ed è necessario fare una LCA per ogni prodotto dell’azienda;
  • infine nella LCA non vengono prese in considerazione le emissioni simultanee da altri processi esterni al sistema analizzato e l’eventuale presenza di altre sostanze già preesistenti nel sistema al momento dello studio.

Applicazioni della Life Cycle Assessment

La LCA può essere applicata a qualsiasi tipo di prodotto e a qualsiasi decisione in cui gli impatti ambientali sono di interesse. Nonostante la crescente importanza della LCA come strumento decisionale nella politica, rimangono le attività dei vari settori industriali, insieme al comportamento dei consumatori, i fattori più cruciali per ridurre gli impatti ambientali associati ai prodotti.

Per alcuni aspetti l’applicazione della LCA può differire tra le varie tipologie di aziende. Per esempio, le multinazionali sono organizzazioni con fornitori, strutture e clienti in tutto il mondo e solitamente hanno risorse dedicate per gli studi LCA (come soldi, strumenti e software, conoscenze, database, ecc.). La sfida per queste tipologie di organizzazioni nell’applicazione della LCA riguarda comprendere bene su cosa focalizzare l’attenzione e cosa influisce maggiormente sullo scopo dello studio. L’applicazione della LCA nelle multinazionali comporta vantaggi principalmente sulla valutazione dei prodotti e dei processi, sulla definizione degli obiettivi e sulla scelta dell’ubicazione delle infrastrutture.

Invece le PMI e le start-up raramente riescono a concentrarsi su qualcosa di diverso dalla produzione e dalle competenze di base. Tuttavia, diverse PMI e associazioni di categoria hanno iniziato ad interessarsi alla gestione ambientale basandosi su metodi di LCA semplificati, scoprendo così soluzioni che portano sia a miglioramenti ambientali che a benefici economici. Questo vale soprattutto nella progettazione di nuovi prodotti e nel miglioramento dei processi.

Generalmente le PMI sono caratterizzate dai periodi iniziali di flussi di cassa negativi, mercati in crescita che possono essere difficili da penetrare e spese elevate in ricerca e sviluppo e per il rispetto delle norme industriali. Pertanto, le conseguenze di decisioni errate possono essere catastrofiche per questa tipologia di aziende.

Ma i possibili benefici per le PMI e le start-up derivanti da analisi del ciclo di vita dei loro prodotti, sono molteplici:

  • riduzione dei costi operativi attraverso un migliore coordinamento delle forniture per ridurre la frazione di veicoli che viaggiano con carichi leggeri o vuoti;
  • introduzione di nuovi prodotti considerando le materie prime inutilizzate come un bene commerciabile piuttosto che un flusso di rifiuti incentrato sui costi;
  • riduzione dei costi di smaltimento, legati all’installazione di impianti di scarico quasi a zero, che sono molto più facili da implementare soprattutto su piccole scale se pianificati fin dall’inizio;
  • dare una migliore immagine ai politici locali che sono così più favorevoli a fornire garanzie di prestito per le imprese meno soggette a rischi operativi o ambientali significativi;
  • costi ridotti per le certificazione ISO 9001 e 14001, con conseguenti benefici anche indiretti attraverso un migliore coordinamento delle parti interessate (date le esigenze dei clienti più strutturati).

Infine la LCA rappresenta un supporto fondamentale allo sviluppo di schemi di etichettatura ambientale, come nella definizione dei criteri ambientali di riferimento per un dato gruppo di prodotti (le etichette ambientale di tipo I, come il marchio Ecolabel), o come principale strumento finalizzato ad ottenere una EPD (Environmental Product Declaration: etichetta ambientale di tipo III).

Le aziende negli ultimi anni sono passate da un comportamento tendenzialmente riservato ad uno di maggiore apertura per quanto riguarda la comunicazione di dati sulla loro impronta ambientale. Ma la comunicazione ambientale è diventata talmente diversificata che c’è sempre più il rischio di Green Washing.

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Politica e Life Cycle Assessment

Il metodo LCA può avere applicazioni anche nell’ambito delle politiche pubbliche.

In Giappone, il Ministero dell’economia, del commercio e dell’industria (METI) ha iniziato un progetto nazionale incentrato sul LCA nel 1998. Questo progetto prevedeva la compilazione dei dati di inventario del ciclo di vita da parte di 23 associazioni industriali partner e lo sviluppo di una metodologia nazionale di valutazione dell’impatto del ciclo di vita. Il database così compilato sarà reso disponibile sul sito web gestito da JEMAI (Japan Environmental Management Association for Industry). Anche diversi enti governativi statunitensi, come l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA), il Dipartimento dell’energia (DoE) e il Dipartimento della difesa (DoD), sostengono attivamente lo sviluppo metodologico della LCA e promuovono la disponibilità dei dati.

L’etichettatura ambientale, la valutazione degli impatti ambientali nelle scelte di approvvigionamento, l’implementazione della gestione ambientale focalizzata sul processo e la messa a disposizione di dati sul ciclo di vita sono alcuni degli strumenti dalla Politica Integrata dei Prodotti (IPP) dell’UE.

Anche nella Packaging Waste Directive (PWD), Direttiva implementata nella maggior parte degli stati membri dell’UE che sottopone i produttori ad una maggiore responsabilità sui temi del riciclaggio e recupero, c’è un riferimento alla LCA che afferma che ”le valutazioni del ciclo di vita dovrebbero essere completate il prima possibile per dimostrare i relativi vantaggi tra imballaggi riutilizzabili, riciclabili e recuperabili”.

Infine è doveroso nominare l’Associazione Internazionale Life Cycle Initiative lanciato nel 2002 dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e la Società per la Tossicologia e la Chimica Ambientale (SETAC) per consentire agli utenti di tutto il mondo di mettere in pratica la metodologia LCT. L’iniziativa mira a promuovere l’adozione dell’approccio del ciclo di vita su scala mondiale, riflettendo così anche la rilevanza globale di molti sistemi produttivi. In particolare, è considerato cruciale promuovere l’adozione di approcci LCA tra i decisori nei paesi in via di sviluppo, nei paesi con economie di transizione e nelle piccole e medie imprese. Questi gruppi infatti sono quelli che possono trarre i maggiori benefici dall’adozione di analisi del ciclo di vita essendo nelle prime fasi delle loro attività organizzative.